Giuseppe e Agostina

La decisione di nonno Giovanni di emigrare, portò la famiglia in Ticino. Dapprima trovarono casa a Magliaso, ed in seguito si trasferirono a Viganello, paese della perferia di Lugano.

Qui papà Giuseppe intraprese la formazione di falegname: il suo apprendistato lo svolse dapprima a Magliaso, poi a Viganello e infine a Lamone, dove si recava giornalmernte in bicicletta: una quindicina di km ma con una salita molto impegnativa affrontata subito dopo la partenza.

Terminata la formazione Giuseppe decise di trasferirsi oltre Gottardo e trovò impiego in una falegnameria di Peseux, paesello poco distante da Neuchâtel.

Qui si costruì una vasta cerchia di amicizie frequentando in particolare il locale club bocciofilo, dove seppe mettersi in bella evidenza grazie alla sua abilità nel gioco delle bocce.

Ma soprattutto incontrò Agostina, che nel 1948 diventò sua moglie.

Il matrimonio segnò anche una svolta radicale in ambito lavorativo: il  desiderio di rientrare in Ticino, la difficoltà di trovare occupazione nel suo settore, lo convinsero a seguire le orme di suo papà e ad abbracciare la professione di venditore ambulante nel settore dell’abbigliamento.

La neo-famiglia trovò casa in via Maraini 10 a Massagno, dove mise radici e Giuseppe acquisì la cittadinanza svizzera. La famiglia è ora attinente (=luogo d’origine per le leggi svizzere) di Massagno.

Da lì con il suo furgoncino stracolmo di stoffe e capi d’abbigliamento partiva per i suoi “giri” in Valle di Blenio, nella Valle di Muggio e nel basso Malcantone. Nel frattempo la famiglia cresceva: in via Maraini nacquero Marco, Franco, Carlo e Gianni.

Il lavoro funzionava bene e Giuseppe decise di aprire un negozio di merceria. Ciò implicò il contemporaneo trasloco in un nuovo appartamento in via San Gottardo 122 , sempre a Massagno.

Mamma Agostina dovette a questo punto dividersi in due: fare la mamma-casalinga e la venditrice nel negozietto.

Una vita difficile anche per la nascita degli ultimi due rampolli della famiglia: Stefano e Paola, la tanto attesa e desiderata femminuccia.

Cresceva anche il lato commerciale: nel giro di una decina d’anni il negozio triplicò la sua superficie di vendita, ciò che rese necessario l’impiego di personale ausiliario, sia per le faccende domestiche sia per l’attività di vendita. Intanto Giuseppe continuava il suo peregrinare nelle sue valli e a frequentare fiere e mercati

 

 

Dal 5.4.2004 il comune di Dongio entra a tutti gli effetti nell'album dei ricordi: "vittima" (come non pensare alla sua adesione coatta?) del processo di aggregazione è diventato frazione del comune di Acquarossa.

Questo il "vecchio stemma" del paese, con il chiaro riferimento all’evangelista Luca, patrono del paese.

Questa grande famiglia ha praticamente sempre vissuto a Dongio (a parte le assenze dei capi famiglia che si recavano all’estero per guadagnarsi da vivere) .

Agostina era la primogenita di Cipriano e Maria nata Giardelli ed è cresciuta fornendo il suo contributo ai genitori e parenti nella gestione dei campi e del bestiame.

I suoi racconti di infanzia e adolescenza descrivevano una vita di sacrifici.

Il doposcuola la vedeva ad esempio salire sui monti con le zoccole per riunire le capre, oppure a riempire la gerla di mirtilli o funghi  (di regola les chanterelles, che crescevano abbondanti).

E anche da sposata l’estate la vedeva impegnata ad aiutare genitori e fratelli nella fienagione e nella raccolta di grano e tabacco,  con il supporto di noi figli più grandicelli.

Diventata maggiorenne con la sorella Adelina si trasferì a Neuchâtel, dove trovò occupazione come cameriera e…incontrò Giuseppe.

Fin verso 1l 1960 si occupò essenzialmente della casa e della cura dei figli. Era molto severa e assegnava ad ognuno piccole incombenze per svolgere i lavori domestici.

Proverbiali erano inoltre la sua grande dedizione a farci svolgere i compiti, a conoscere le tabelline (quanti scapaccioni per sottolineare gli errori…) e la sua cura maniacale della casa e delle sue petunie.

E anche durante le vacanze scolastiche, che trascorrevamo sui monti di Dongio, per noi (e anni più tardi per le sue prime nipotine) continuava l’incubo di aritmetica, pensierini, dettati e lettura….

La creazione del negozio a Massagno la caricò di ulteriore lavoro, che svolse sempre con grande costanza e al prezzo di orari impossibili quando si metteva al mangano per stirare abiti e biancheria fino alle 4 del mattino. 

Finalmente, ad inizio degli anni 80 venne decisa la cessione deel negozio al figlio Franco.

Agostina e Giuseppe si trasferirono a Dongio.

Giuseppe continuò ancora per diversi anni a svolgere il suo lavoro di ambulante, e continuò fino a quando, con riluttanza, dovette cedere all’evidenza del degrado fisico, accentuato in particolare da una doppia operazione al cuore.

Giuseppe se ne andò il 30 di settembre del 2012. Agostina continuò la sua vita solitaria con grande tenacia, ma dovette arrendersi alla soglia dei 100 anni il 24 gennaio del 2019.